domenica 10 febbraio 2013

Valentino Rossi, obbligato a vincere per dimostrare che la colpa era della Ducati


 


Valentino Rossi 

Dalle parole ai fatti. Nella prime tre giorni di prove libere della MotoGp sul circuito malese di Sepang, Valentino Rossi ha dimostrato di essere tornato a correre con il vento in poppa. Come una volta. Quando sbaragliava la concorrenza con una facilità disarmante, lui davanti a macinare trofei e trionfi, gli altri dietro a sperare in un colpo di fortuna e nulla più.
La M1 che gli ha consegnato la Yamaha per il ritorno in grande stile nella scuderia che, con lui, grazie a lui, ha vinto 4 titoli mondiali e un numero altissimo di gare, gira che è un piacere. «Ho provato la moto 2012, l'evoluzione e poi la 2013, il miglioramento si sente. Il motore è un po' più veloce ma il grande salto è il telaio, la M1 è più stabile e precisa». I numeri sono con lui. Nel terzo e ultimo giorno di test, Valentino ha infilato un tempo che gli permette di finire sul podio dei migliori. Dietro ai soliti noti Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa. Ma davanti al giovanissimo rivale Marc Marquez, che all'esordio tra i grandi ha già fatto vedere di cosa è capace.
Il nuovo pilota Yamaha è raggiante. Le premesse per vivere una stagione da protagonista ci sono tutte. «Non avrei potuto sperare di meglio – ha detto Valentino al termine dell'ultima prova -. Ho visto che sono ancora competitivo e sono andato migliorando. Ho anche scavalcato Marquez: se si corresse il GP sarei in prima fila, invece che in terza o quarta».
Il riferimento, diretto e tutt'altro che velato, è alla stagione precedente. Il Rossi del biennio Ducati è stato sofferente come non mai, vittima e carnefice di un progetto che non è mai riuscito a prendere il volo secondo le aspettative dei tifosi e degli addetti ai lavori. Doveva essere il matrimonio del secolo, è stato invece un mezzo disastro sotto diversi aspetti. Per contenuti e prospettive. Con responsabilità che cambiavano direzione a seconda dei risultati. Poi, è arrivata la separazione, per alcuni consensuale, per altri molto meno. Valentino voleva tornare a respirare aria di alta classifica e ha trovato sistemazione alla Yamaha del rivale numero 1, Jorge Lorenzo. Tutto che ricomincia. Rossi suona la carica e si prepara a riprendere da dove aveva interrotto, mentre la Ducati prepara il rilancio. Sceglie Dovizioso e conferma Hayden. Andrà meglio, dicono con convinzione a Borgo Panigale.
Pronti e via e si capisce che tutto torna, o quasi. Rossi sulla Yamaha va forte. La Ducati un po' meno. Almeno a giudicare dai primi valzer in Malesia. Si dirà, troppo facile. Perché la moto ufficiale della casa giapponese era già un missile lo scorso anno. Vero, ma il discorso vale soltanto per la moto di Lorenzo, perché l'altra, quella di Ben Spies, ha fatto male e pure di più. 88 punti contro i 350 del campione mondiale 2012 e compagno di squadra. E questo dimostra una volta di più che le potenzialità di una moto contano eccome, ma senza un pilota all'altezza della situazione non si può andare lontano.
Di contro, c'è da dire che per Valentino la stagione che inizierà tra qualche settimana è da dentro o fuori. Non può permettersi di fare solo meglio dello scorso anno, non sarebbe sufficiente. Per confermare di essere ancora il numero 1 deve vincere. Punto e basta. Il terzo posto può essere un traguardo da sorriso a dentri stretti e nulla più. Papà Graziano ha spiegato poco fa ai microfoni di Radio Sportiva come stanno le cose: «Era Valentino il primo a non essere più sicuro delle sue capacità». Come non comprenderlo. Alla Ducati pareva non ne azzeccasse una. E si diceva fosse anche e soprattutto colpa della moto. Ora è alla Yamaha e queste giustificazioni difficilmente potranno essere accettate. E' l'alba di un nuovo giorno. Valentino deve approfittarne.